"Nosce te ipsum"

  • Descrizione
Mauro zo Maraschin (poeta, artista e coordinatore Eventi al Festival Internazionale della Poesia di Genova) - Ottobre 2014

Con questa parola infinita (nosce te ipsum – conosci te stesso) Maria Capellini intride il senso al suo lavoro di ricerca e non ad una opera compiuta.
Vorrei appunto fare giustizia  nei riguardi di coloro che attraverso l'utilizzo di materia (di riciclo o meno) sondano il loro universo interiore e non si limitano ad usare oggetti desueti per riconvertirli secondo l'opinione comune. Maria Capellini lavora da tempo attraverso la materia per scoprire e svelare una ricerca continua.
Nel suo recente lavoro (perché di opera compiuta non si tratta) Maria Capellini continua a cercare ed il titolo ne è un eloquente risultato. La ricerca non si ferma alla tridimensionalità dell'oggetto ritrovato inserito nel proprio repertorio, qui l'oggetto cambia, diventa un passaggio: pezzi di tronco di ulivo che sembrano passeggiare sullo sfondo, ma è lo sfondo che interessa. Gli sfondi della Capellini si stanno muovendo, stanno uscendo dal colore. Non c'è nulla di nuovo; già Leonardo Da Vinci e chissà quanti altri artisti spontanei del passato usavano questo sistema d'ispirazione: guardando ad esempio un muro di rocce si ha, dopo averlo lungamente fissato, l'impressione di vedere sorgere alcune forme. Sono forme che scaturiscono da noi e si modellano a ciò che la  realtà ci offre. Così come il cielo limpido, diceva un famoso astrattista, dopo un po' che lo si osserva, incomincia a bollire. Salvador Dalì ne fece una teoria paranoica. Invece Maria Capellini lascia che il colore si fondi all'accenno di una forma senza del tutto evocarla. Qui sta il principio dove il magma della creazione pullula prima ancora di forgiarsi. E proprio qui sta la ricerca continua di una fase non nata.
Come se fossimo in prossimità di una soluzione che non avviene.
È un po' la vita dell'uomo moderno, senza alcun riferimento. Solo il marasma dell'inconscio che prende forma.